Film e telefilm made in saffolandia

Ho sempre pensato che i film a tematica gay fossero i più depressi della storia del pianeta. Per non parlare in particolare di quelli a tematica lesbo. Depressi, brutti, monotematici. Andrò controcorrente forse, ma anche immagine me and you (nonostante le tinte rosa tipiche di una commedia) è davvero brutto.

Se andate a sfogliare un pò di filmografia gay, non dico tutti ma un buon 98% di questi film parlano di quanto sia difficile essere gay. Si parla di suicidio, di donne che si fingono uomini per stare assieme ad altre donne, di comunità che inveiscono contro qualsiasi essere vivente non marchiato dall’etichetta “etero pura lana vergine”.

Direte voi:  sono tematiche reali ed è giusto parlarne. Si è giusto, giustissimo, ma basta. Basta con questa depressione. Basta con questa negatività.

Poi (evviva Dio per chi ci crede), arrivarono i telefilm oltre Oceano e per la prima volta una fresca brezza di primavera ha iniziato a sventolare anche sulle coppie omosessuali dei telefilm in questione.

Un timido primo cenno ce lo diede Dawson’s creek, un approccio un pò troppo melodrammatico alla tematica omo, ma 10 anni fa la storia gay rappresentata fu quasi illuminante.

Fino ad arrivare a Buffy con primi casti baci saffici.

Per poi osservare la svolta in Grey’s anatomy dove uomini o donne che siate, una cosa è certa: si tromba. Si tromba sempre, che abbiate una craniotomia tra 2 minuti, o una sola gamba (cazzo ce ne frega…) devi trombare.

Con Grey’s per la prima volta essere donne e omosessuali in un telefilm che non nasce per trattare questo genere di tematiche è una vera innovazione,  anche più esilarante di un the l word (che nasce invece come telefilm lesbico). In grey’s anatomy l’essere gay non aggiunge o toglie assolutamente nulla alla protagonista del telefilm:  Meredith .

Poi arrivarono i Canadesi con lost girl, e orange is the new black.

La svolta di lost girl sta nel fatto che Bo la protagonista è una succubus (appartiene alla super razza fee, con tanto di super poteri e nella fattispecie la sua energia vitale deriva da un intensa attività sessuale). Per questo Bo è da me soprannominata la succhiotta (vedere telefilm per credere).

Bo è dichiaratamente bisessuale. Nessuno in 5 serie si pone minimamente il problema di quale forma anatomica aggradi Bo. Persino il nonno che sebbene nella realtà avrà una settantina di anni, nella trama del telefilm ce ne ha tipo 1000 se ne sbatte arzillamente di ciò che accade tra le lenzuola della nipotina.

Caro nonno di Bo sappilo: sei proprio avanti. Nessuno fa una piega quando Bo sceglie la bella dottoressa Lauren (scienzata e umana) a Dyson “uomo lupo”. Anzi il nonno ( troppo avanti ) brinda pure alla loro storia d’amore. E poi si tromba. Sempre e con tutti: uomini, donne e lupi. Bo infondo è una succhiotta: lei può! E tutte le scene intime sono davvero belle e mai volgari.

Lost girl sceglie di trattare il tema omosessualità semplicemente non parlandone. L’omosessualità in lost girl è la cosa più naturale del mondo, non ha bisogno di spiegazioni o giustificazioni. Naturale come bere un bicchier d’acqua, o bestemmiare quando un motorino vi taglia la strada. Questa è l’innovazione: Scrivere Un telefilm d’azione e soprannaturale; con una protagonista bisessuale; innamorata di una donna lesbica;  che deve salvare il mondo (o non so cosa ) e che va a letto con chiunque senza che nessuno le dia della sgualdrina.

Canada… my dream.

Ma voliamo dalle nostre parti: Italia fratelli d’italia.

Ultimo film appena sfornato: “Io e lei”: criticatissimo dalla comunità gay e lesbo.  Ma perché tutto questo pungente disprezzo?

Va bene, ammettiamolo: non è un capolavoro. Anzi è molto lontano dall’esserlo. Tra due mesi forse ci saremo anche dimenticati dell’esistenza di questo film. Quindi: se andate al cinema sperando di vedere l’arancia meccanica pink di turno, Nirvana pink o qualsiasi altra cosa consideriate un capolavoro: restate a casa.

E’ un film senza pretese, con una trama decisamente banale: (parla di un tradimento), e Margherita Buy (la protagonista)  è simpatica come un attacco di diarrea in un centro commerciale, quando siete in fila alla cassa ( e la fila è di 5 km).

Però il film vuol’essere un primo tentativo Italico di mostrare quanto possa essere “normale” (si lo so… dire normale farebbe rabbrividire chiunque) ma dicevamo…. mostra quanto possa essere normale la quotidianità di una coppia lesbo. Le tenerezze, i litigi, la spesa al supermercato, il gatto che fa le fusa. Che poi… non bisogna essere succhiotte per apprendere questo concetto, e nemmeno avere un nonno figo di 1000 anni , ma questo è! Come si dice? Paese che vai succhiotti che trovi.

Personalmente apprezzo il tentativo nostrano di mostrare la normalità di un amore o di non dare al pubblico neppure una scena di sesso. Si lo so… il sesso is fun. Ce piace. Quanto ce piace. Però infondo, va bene cosi, il sesso non avrebbe aggiunto nulla al film. Apprezzo quindi lo sforzo cercando di non essere pretestuosamente distruttiva.

Concludo questa lunga dissertazione scardinando il tema della normalità/ anormalità  dibattuto nel film “io e lei”.  Purtroppo il film rappresenta tutte quelle pippe mentali assolutamente reali e presenti in qualsiasi persona abbia paura di essere giudicata a causa del proprio orientamento sessuale.

Interessante per questo il ruolo dell’ex marito della protagonista  e il suo “non sentire la competizione nei confronti della compagna dell’ex moglie  perché tanto è una donna “. Assieme alla Ferilli, l’ex marito è uno dei personaggi meglio caratterizzati di un film che ripeto: non è un capolavoro ma solo un primo passo.

Non siamo in Canada, questo è sicuro. Ma auspico  che un giorno possa essere prodotto anche nelle nostre sale cinematografiche un capolavoro dove l’essere gay, sia rappresentato alla stregua di una scelta banale come decidere se bere dell’acqua frizzante o naturale. Che magari così non è e non sarà ancora per tanto tempo, ma infondo un film non deve per forza rappresentare la realtà nuda e cruda ma anche quello che la realtà potrebbe offrire.

Quello che la società dovrebbe essere per potersi definire  civile, vivibile e amabile.

Una società dove la parola coming out ha senso solo in un torneo di nascondino.

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Ho pensato…

Ho pensato di chiudere questo blog per iniziarne un altro nuovo.

Un nuovo blog dell’età adulta.

Adulta? Bah dipende dai punti di vista.

Ho pensato di andare a vivere a Lussemburgo per farmi i soldi.

Dicono che ci sono tanti soldi da quelle parti.

Certo il tempo è una merda. Piove, nevica, grandina.

Sempre.

Niente estate o mare, ma ci sono i pippi. I moné. I corvi. Le banche. Che amarezza.

Ho pensato che scoprire Brunori è stata una bella pensata.

Ho pensato che la gente sta davvero male. Conosco gente che davvero sta male male.

Esiste chi inventa nomi propri di persona o professioni. Così, per darsi un tono.

Una provenienza.

Che poi mi chiedo: come ho fatto a non pensarci prima? E’ geniale

“piacere, mi chiamo Angustia e faccio la carabiniera.”.

Mamma che ansia.

Ho pensato che è la seconda volta che butto la marmellata di fragole perché al mattino mangio i biscotti.

Ho pensato di iscrivermi a masterchef e proporre una ricetta da far lanciare in aria.

Per far ridere amici e parenti.

Ovviamente mi iscriverei col nome di Angustia.

Cosi se sono fortunata, vado a finire a striscia la notizia nella rubrica “i nuovi mostri”.

E magari divento opinionista di uomini e donne.

Ho pensato che più di qualcuno ultimamente mi ha detto che assomiglio alla Cortellesi.

La gente si droga.

Ho pensato di, andare a dormire.

Ciao.

dialoghi con gli amori del passato

Improbabili pomeriggi Domenicali.

Febbraio,

Ingozzarsi come tacchini,

cosa mangiano i Tacchini?

Pance piene, anime vacanti

improbabili dialoghi con gli amori del passato,

in un calderone.

Vediamo cosa dire: divertiamoci,

infondo è una tediosa Domenica d’inverno:

“Ti amo”,

poi sparisci…

“cristo santo, ma mi amavi dicesti”

“ti amavo ieri, oggi mi fai schifo, ble”.

Forse è meglio ripercorrerne un’altra,

va bene, concentriamoci:

“Preferisco non stare con nessuno. Sono giovane”

“Sono giovane pure io.”

“io di più”

“guarda i miei bicipiti, tricipiti, quatricipiti e pentagoni”

“stupidina, i pentagoni sono geometria”

“ma è un’allegoria, una sinfonia”

Ruoti gli occhi un pò,

“Andiamo nei sotterranei degli uffici senza farci scoprire su dai”

“tu sei pazza”

“no sono giovane…”

“mi baci? no forse meglio di no”

“c’è il segretario con il pugnale”

Usciamo alla frescura, scala anti incendio

Limoniamo,

Ti prendo.

Mi lasci.

Ti lascio.

Mi prendo.

“Quindi che si fa?”

“Amiamici”

“Cosa diavolo vuol dire amiamici?”

“Che se mi gira t’amo, altrimenti amici. Sei Vecchia dentro proprio”

“Ok ciao”.

“Te ne vai?”

“No scherzavo. Sto qua”

“Me ne vado io”

” Il tacchino della Domenica in testa te lo darei”

Fine della storia.

Pausa, riflessioni, botte, e via, limoni e arance.

Mandarini.

Pompelmi.

E’ arrivato l’arrotino.

Balliamo sul mondo. Luglio è qui,

Due occhi profondi nella folla fittissima,

folla di una folla.

Deserto di due occhi nella moltitudine,

un sorriso vaga tra le lucciole di Luglio.

(Lucciole dei film romantici, non le battone di via monteroni).

Mi prendi.

mi prendo.

Mi riprendo.

Dov’è il trucco mi chiesi?

Eppure non c’era trucco,

non c’era inganno.

Iniziammo a camminare,

Io inciampo sempre

pure tu…,

Cadiamo insieme.

Il tacchino della Domenica insieme,

I film strappa coronarie insieme,

le tediose Domeniche d’inverno assieme,

io qui che scrivo

tu lì che sogni.

Tu qui che pensi,

io qui che sorrido.

 

to be continued…

Nudo

Sarebbe successo.

Inevitabile come il mattino,

l’elettricità,

due mani,

una mano nell’altra

l’altra nella mia.

 

Due occhi nei tuoi

i tuoi nei miei

i nostri occhi nel cuore del mondo.

L’abbandono,

le difese cadono,

cadono i vestiti,

le illusioni,

abbandona il dolore

A brandelli ogni ansia,

la paura del domani

l’incertezza.

 

Abbandona i tuoi vestiti

Nudo, l’incanto dell’amore

Bussa alla mia porta nuda

capirò

capirai

Nudo è l’incanto dello splendore,

quando fai l’amore,

ogni domani resta fuori.

 

Quando fai l’amore

il presente l’eterno

l’eternità di un attimo

un attimo di cielo

qui.

 

Nudo è l’incanto

nudo ogni pianto

graffia la pelle

trattieni questo istante, amore.

Trattienilo forte

perché ogni domani è alle porte.

 

L’incertezza ci sveglierà

Lo senti anche tu?

Mi senti anche tu?

Trattieni ogni sogno

ogni dolore

fa che non sia tardi per ricordare

E quando l’incertezza verrà

apri la porta nuda.

 

Nudo è l’incanto,

ogni pianto

nudo è l’amore

L’illusione di un rancore

Nudi

i tuoi occhi nei miei

i miei nei tuoi

i nostri nel mondo

L’incertezza di un per sempre

la certezza del domani.

Dubai

Sei andato a Dubai

torni? Torna.

I terroristi fanno bum bum e non vorrai saltare pure tu?

A Dubai c’è Allah, pé carità.

Chissà come sono quei grattacieli di Dubai

Volare so che a te piace

Nella mia stanza piove e ci sono le luci in lontananza.

Vorrei andare a Dubai

scrivere di verità sconosciute

Mettere il velo per provare cosa si prova

chissà se a Dubai c’è il velo.

Vorrei salire sul grattacielo al 20esimo piano

guardare le luci della città

sapere che tutto andrà bene

che ce la farò

questo groviglio nello stomaco è solo paura.

Paura di resistere ai colpi di pistola nell’anima

sono forte

infrangibile

ci va la password per distruggermi

codici criptati

il pin

il puk

Quando mettono il puk allora sei fottuto

fottuti haker informatici

haker d’amore

haker di dolore

briciole disseminate di panico diffuso

nelle periferie del cuore

solo ricordi

ricordi senza luce

senza grattacieli

Lecce ma a ddu a scire?

Premetto che amo la mia terra. Mesangeles più di Lecce per senso di appartenenza, e provenienza. Lecce per senso di somiglianza. Ho un rapporto strano con la città di Lecce. Un pò come quando inviti un parente antipatico a cena ma alla fine lo trovi anche simpatico. Lo inviti per cortesia, perchè è tuo parente. Non ne senti troppo la mancanza quando sei via. Ecco per me Lecce è un parente un pò altezzoso, uomo, un bellissimo uomo che sa di esserlo. Consapevole di essere uno sciupa femmine non si accontenta della prima che capita. E questo trovo sia anche giusto. Però non basta. Quando con questo uomo stupendo ci esci, ci vai a cena, dopo un pò, dopo l’ammirazione iniziale… intendo, vorresti iniziare a conoscerlo. Ci vuoi parlare. Vuoi sapere chi hai davanti. Perchè diciamoci la verità… la genetica non è mica un merito.

Quando questo bellissimo uomo mi riporta a casa, rimane un senso di vuoto quasi inspiegabile, come un appuntamento andato male e non sai il motivo. Pensi quasi: potrò tirarmela con tutte le amiche dicendo che ci sono uscita, omettendo un piccolo particolare: che noia!

Lecce capitale della cultura è un utopia ad oggi. Mai slogan fu più azzeccato.

Mi vien da ridere quando qualcuno ne fa una questione di bellezza. La bellezza è genetica. Ereditaria. Non è merito della gente che popola una città. E se fosse un merito (per assurdo) non basterebbe. Non puoi prendere in una materia 10 e in tutte le altre 4.

Se lo fai a scuola ti bocciano e quindi mi sembra più che logico che Lecce sia stata bocciata.

Caro sindaco Perrone, non sono i suoi balletti con gli assessori a renderla Europeo e culturalmente interessante.

Caro sindaco Perrone, Lecce non funziona. Le periferie sono totalmente abbandonate. Non ci sono impianti sportivi adeguati e sufficienti. Le strade sono a dir poco dissestate che sembra di stare sulle giostre. Lecce è rimasta ferma ai tempi del barocco in quanto a cultura e arte. Ma ad oggi, 2014 quali opere sono state realizzate? Quanti cinema essai ci sono a Lecce e quanti ne conoscono l’esistenza?

Che fatturato fanno le librerie leccesi?

Da quanto non fa un’opera di bonifica della sua città invasa da scarafaggi e topi (quindi sempre più sporca)?-

Caro sindaco Perrone quanti soldi avete intascato con quella bruttura macroscopiaca altrimenti chiamata filobus?

Andare all’ecotekne è una barzelletta ormai. Il bus va a benzina fino all’entrata di Lecce, per poi spegnersi e passare in modalità filobus… i fili non arrivano ovunque!

Lecce non ha molti luoghi di aggregazione giovanile… c’è il buon Paolone ma altrimenti dove andare? Che si fa il sabato sera? Molto, molto poco.

Lecce è troppo spesso una città servile, una città dove l’opportunismo regna sovrano. Dove devi far parte di quell’associazione o di quel partito e leccare il culo a qualcuno (tra cui lei… ci mancherebbe), per sperare di trovare un lavoro.

Per sperare di restare.

Per sperare.

Lecce ha bisogno di crescere ma per farlo deve imparare una piccola e importante lezione: per quanto bella tu possa essere devi saper investire sulla bellezza, insegnando ai tanti giovani a riconoscerla e rispettarla. Multando gli incivili che imbrattano le strade ecc ecc

Per crescere Lecce deve imparare dai propri errori e smetterla di assumere quell’aria altezzosa che la rendono troppo spesso antipatica agli occhi di ospiti e di coloro che la abitano. Perchè  non è il mare e neppure il barocco che possono rendere una città vivile e appetibile! Non possiamo sempre e solo far risiedere la nostra forza su ciò che non abbiamo creato noi. Questa non è innovazione. Prendiamo esempio da Matera, prendiamo esempio da altre realtà europee tanto per citarne una Berlino. Una città architettonicamente bruttina… distrutta letteralmente durante la 2 guerra mondiale. Eppure è una delle città più all’avanguardia. Berlino ha puntato sul futuro e non sul passato. Il passato è storia e la storia non può essere né una colpa tantomeno un merito!

Inutile ad oggi criticare la bella Matera. Io non conosco i problemi che sicuramente avrà la città lucana ma ho letto il suo progetto e ho visto il video della proclamazione a città della cultura. Tutt’altra storia.

Mentre a Lecce i soliti 50 hanno riempito un chiostro, Matera aveva le strade colme di gente, gente col cuore palpitante in cerca di riscatto, gente con grande senso di appartenenza, e con un progetto serio, innovativo e ben strutturato!

Già me la immagino la faccia di Shulz in commissione europea quando a letto il progetto leccese: talentopia, teletopia, democratopia… what? Ma che cazzo vuol dire???

Ma che progetto è???

Ma siete seri o è uno scherzo?

Non è mia intenzione denigrare tanti giovani in gamba che ci hanno lottato e creduto (unica nota dolente dell’intera faccenda), ma davvero speravate di vincere con un progetto scritto dai teletubbies in persona?

Lecce voleva vincere a mani basse, voleva vincere con presunzione, con le sagre delle pettole (ottima cosa… ma troppo poco). Lecce voleva vincere con la sua famosa torta alla crema… il pasticciotto.

Lecce per vincere deve ripartire dalle sua macerie, dai sassi di Matera.

Chinate la testa e rimboccatevi le maniche… l’umiltà è la vera vittoria.

Infondo io ci credo. Quel parente lo inviterò comunque a Natale. E con quel ragazzo mi vanterò sempre di esserci uscita. Forse è per questo che mi aspetto di più… che voglio di più… che merito di più. Lecce Merita molto più di 4 fantocci vestiti da sindaci e assessori!

Lecce deve riscoprire il suo vero senso di appartenenza!

Il tamigi

Quelle cicatrici che son come solchi nel cuore. Quei no. Quei a dopo. Forse. Forse mai più.

Non sono stata abbastanza forte.

Ci va tanta forza a dire anche solo vaffanculo. E a me manca il coraggio del vaffanculo.

Come direbbe una mia amica “mi metto a pecorina per vedere le cose da un’altra angolazione.”.

Ha proprio ragione.

Ho degli amici saggi.

Quei pochi amici che ho li ho scelti saggi.

Mi serve una risposta pronta. Ecco tutto.

Un “te lo avevo detto”.

Che certe volte uno ci pensa a quanti volti ha incrociato nella vita. Troppi. Tante mani.

Tanti occhi.

A pecorina ti ci mettono gli altri.

E ti ci mettono talmente tanto che smetti di scrivere e inizi ad amare qualcuno. A credere meno. Amare di più.

Poi ci sono quei lunghissimi pomeriggi d’estate. Quelli che non vai a mare.

Non perchè hai il ciclo o perchè devi metterti a pecorina… no…. tutt’altro.

Non ci vai perchè hai solo voglia di dormire.

Mio padre russa, e non dormo da una settimana. Non sono più abituata.

Allora decidi di non andare al mare.

Dopo 7 puntante di sex and the city cala la malinconia. E allora accendi la tv.

Amadeus, Conte, un estrazione di denti, una che partorisce. Ok spengi la tv.

E scrivi. Ma non sai da dove iniziare. Perchè quando non scrivi da quasi un anno i pensieri diventano grovigli.

Grovigli di latte e miele. Di una vita a due. Di qualche pecorina. Molti punti interrogativi.

La solita paura. Il gioco della fiducia non mi appartiene più.

Ok ora ti bendo , lasciati andare tra le mie braccia: Mai sia. Nessun gioco.

Al massimo ti concedo quello della bottiglia coi baci in bocca.

Quello coi grovigli dell’anima.

Gioco un poco . Non troppo. I giochi possono diventare pericolosi. Giochi di mani giochi di villani.

A voi che siete ormai cosi lontani, cosa resta da dire: mi avete spezzato il cuore.

Mi avete Tolto un pezzo di fiducia e tante cose belle che serbavo per il prossimo.

No non provo rancore e non serve a nulla rimurginare.

Però… mi avete spezzato il cuore ed è giusto imprimerlo nero su bianco.

Nonostante sia passato un anno le cicatrici sono sotto i miei occhi.

Non ho mai scritto di voi.

Non ho mai voluto dare importanza a chi mi ha trattato con noncuranza.

Ma oggi vi do quell’importanza che non meritate e vi lascio andar via per sempre.

Per tutta la vita.

Mi avete spezzato il cuore ma vi ringrazio.

Perchè i cuori a volte meritano di essere spezzati.

Non so se il mio meritasse di essere spezzato ma so con certezza che le rotture provocano mutamenti,

I mutamenti, cambiamenti.

I cambiamenti crescita.

A te che mi hai spinto in fondo al mare,

a te che mi hai abbracciata innumerevoli volte,

a te che con innumerevoli colpi di pugnale hai sferrato l’ultimo colpo di grazia  e con un sorriso sei andata via.

A te.

Non ti odio. No… non potrei odiare nessuno di voi.

Non odio le vostre finzioni. Le illusioni. Il tempo passato ad abbracciar nemici.

Non lo rimpiango nemmeno. Mi avete spezzato il cuore ed io  mi sono messa a pecorina.

Infondo è stata anche una mia scelta.

Ora vi lascio andar via e mi lascio andar via.

Prendo un aereo per Londra e mi lascio andar via.

In quella moltitudine che tanto bramo.

Nella moltitudine che crea alienazione, nella solitudine che crea emozione.

Sono le metà che dividono a metà ed io parto tutta intera.

Lancio le mie cicatrici nel Tamigi.

Le lascio scorrere lentamente.

In un tempo che non ha memoria.

Forse non mi meritavate, forse siamo solo troppo diversi.

Non sono perfetta, sono solo il Tamigi. Faccio il mio corso. Vado via lentamente.

Guardami.

Scatta qualche foto.

Sono già via. Al di là dell’orizzonte. Non mi vedi più.

Non puoi vedermi.

Semplicemente non mi conosci.

Non conosci le mie insidie, le mie profondità, il gelo della mia anima, il calore dei miei baci.

Hai lo sguardo troppo in superficie per guardarmi nel fondo.

Puoi osservarmi solo da lontano.

Scattare qualche foto.

Lasciarmi andare via.

Fingere di avermi conosciuta, ma il fiume non ti aspetta. Se ne va senza te.

Ti lascia solo vetri rotti.

Ti lascia solo.

Osservo il Tamigi, osservo me. Un anno è passato.

Sono tutta intera.

images

 

 

 

polvere

Lacera il buio

Malinconia becera di un giorno d’inverno

Saremo soli

Nell’oscurità

Nella tempesta.

S,Illumina una nuova stazione.

Partiamo per un addio in più

Baciando  brandelli d’inquietudine

Su un treno in corsa.

Dietro noi,

La polvere.

amica di tutti

Strattonata come se non fossi.

Strattonata perché diversa.

Essere diversi nell’era dell’omologazione è dura.

Dura

Avere pensieri controcorrenti, idee forti

Solchi nel cuore su cui costruire grattacieli.

La gente non capisce.

se Non sei semplice non capisce.

Sarebbe bello benché banale esser facilotte.

‘Hai ragione, come ho fatto a Non pensarci prima?’

‘Ma certo facciamo come vuoi tu’

‘Ti stimissimo’

‘Anche io adoro fare la pupu’ fuori dal vasino’

‘Adoro il tuo temperamento ribelle.. pesti le vecchiette davvero bene’

‘Taggami sul cuore’

La gente capirebbe.

Quanti miliardi di amici avrei.

Falo’ sulla spiaggia.

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi…

Tutti sarebbero felici e contenti senza mai porsi domande.

Quanti miliardi di amici avrei..

I falò sulla spiaggia son tanto belli.

Tutti amano i falò.

Prendi la chitarra, strimpelliamo battisti.

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi, Le tue calzette rosse…

Come un rock malinconico

Un Rock malinconico.

Vibrazioni nello stomaco.

Cosa sarà?

Sarà il rock malinconico del Lunedì mattina.

O la delusione delle cose perse in cantina.

In sordina.

 

Saranno i tuoi capelli

lunghi e belli.

Vibrazioni.

Strani suoni.

Sarà il ventilatore che ruota su se stesso,

Come un fesso.

Produce spostamenti,

cambiamenti.

Silenzioso va.

Ritorna.

E ancora va.

 

Questo rock malinconico.

Mi dà un senso di bucolico.

Sguardo penetrante

Lo vedi? E’ disarmante

Produci cambiamenti.

Sei leggera ma non menti.

 

Tempo perso a inseguir farfalle.

Sol perché son belle.

Non meritano pianto.

I cuori son d’amianto

Il nulla è  frastuono.

nel cielo, un tuono.

 

Sei rock malinconico di vita.

Sfiora le mie dita.

Ieri solo un pò di vento.

Oggi sei tormento.

Produci suoni

vento calmo sui neuroni.

 

Come un rock malinconico

bussi nello stomaco

Ruoti in me

nel frastuono che non c’è.

 

I graffi sul cuore

cieli rossi di languore

Dalle ceneri del pianto,

nascon sorrisi di cobalto.