Film e telefilm made in saffolandia

Ho sempre pensato che i film a tematica gay fossero i più depressi della storia del pianeta. Per non parlare in particolare di quelli a tematica lesbo. Depressi, brutti, monotematici. Andrò controcorrente forse, ma anche immagine me and you (nonostante le tinte rosa tipiche di una commedia) è davvero brutto.

Se andate a sfogliare un pò di filmografia gay, non dico tutti ma un buon 98% di questi film parlano di quanto sia difficile essere gay. Si parla di suicidio, di donne che si fingono uomini per stare assieme ad altre donne, di comunità che inveiscono contro qualsiasi essere vivente non marchiato dall’etichetta “etero pura lana vergine”.

Direte voi:  sono tematiche reali ed è giusto parlarne. Si è giusto, giustissimo, ma basta. Basta con questa depressione. Basta con questa negatività.

Poi (evviva Dio per chi ci crede), arrivarono i telefilm oltre Oceano e per la prima volta una fresca brezza di primavera ha iniziato a sventolare anche sulle coppie omosessuali dei telefilm in questione.

Un timido primo cenno ce lo diede Dawson’s creek, un approccio un pò troppo melodrammatico alla tematica omo, ma 10 anni fa la storia gay rappresentata fu quasi illuminante.

Fino ad arrivare a Buffy con primi casti baci saffici.

Per poi osservare la svolta in Grey’s anatomy dove uomini o donne che siate, una cosa è certa: si tromba. Si tromba sempre, che abbiate una craniotomia tra 2 minuti, o una sola gamba (cazzo ce ne frega…) devi trombare.

Con Grey’s per la prima volta essere donne e omosessuali in un telefilm che non nasce per trattare questo genere di tematiche è una vera innovazione,  anche più esilarante di un the l word (che nasce invece come telefilm lesbico). In grey’s anatomy l’essere gay non aggiunge o toglie assolutamente nulla alla protagonista del telefilm:  Meredith .

Poi arrivarono i Canadesi con lost girl, e orange is the new black.

La svolta di lost girl sta nel fatto che Bo la protagonista è una succubus (appartiene alla super razza fee, con tanto di super poteri e nella fattispecie la sua energia vitale deriva da un intensa attività sessuale). Per questo Bo è da me soprannominata la succhiotta (vedere telefilm per credere).

Bo è dichiaratamente bisessuale. Nessuno in 5 serie si pone minimamente il problema di quale forma anatomica aggradi Bo. Persino il nonno che sebbene nella realtà avrà una settantina di anni, nella trama del telefilm ce ne ha tipo 1000 se ne sbatte arzillamente di ciò che accade tra le lenzuola della nipotina.

Caro nonno di Bo sappilo: sei proprio avanti. Nessuno fa una piega quando Bo sceglie la bella dottoressa Lauren (scienzata e umana) a Dyson “uomo lupo”. Anzi il nonno ( troppo avanti ) brinda pure alla loro storia d’amore. E poi si tromba. Sempre e con tutti: uomini, donne e lupi. Bo infondo è una succhiotta: lei può! E tutte le scene intime sono davvero belle e mai volgari.

Lost girl sceglie di trattare il tema omosessualità semplicemente non parlandone. L’omosessualità in lost girl è la cosa più naturale del mondo, non ha bisogno di spiegazioni o giustificazioni. Naturale come bere un bicchier d’acqua, o bestemmiare quando un motorino vi taglia la strada. Questa è l’innovazione: Scrivere Un telefilm d’azione e soprannaturale; con una protagonista bisessuale; innamorata di una donna lesbica;  che deve salvare il mondo (o non so cosa ) e che va a letto con chiunque senza che nessuno le dia della sgualdrina.

Canada… my dream.

Ma voliamo dalle nostre parti: Italia fratelli d’italia.

Ultimo film appena sfornato: “Io e lei”: criticatissimo dalla comunità gay e lesbo.  Ma perché tutto questo pungente disprezzo?

Va bene, ammettiamolo: non è un capolavoro. Anzi è molto lontano dall’esserlo. Tra due mesi forse ci saremo anche dimenticati dell’esistenza di questo film. Quindi: se andate al cinema sperando di vedere l’arancia meccanica pink di turno, Nirvana pink o qualsiasi altra cosa consideriate un capolavoro: restate a casa.

E’ un film senza pretese, con una trama decisamente banale: (parla di un tradimento), e Margherita Buy (la protagonista)  è simpatica come un attacco di diarrea in un centro commerciale, quando siete in fila alla cassa ( e la fila è di 5 km).

Però il film vuol’essere un primo tentativo Italico di mostrare quanto possa essere “normale” (si lo so… dire normale farebbe rabbrividire chiunque) ma dicevamo…. mostra quanto possa essere normale la quotidianità di una coppia lesbo. Le tenerezze, i litigi, la spesa al supermercato, il gatto che fa le fusa. Che poi… non bisogna essere succhiotte per apprendere questo concetto, e nemmeno avere un nonno figo di 1000 anni , ma questo è! Come si dice? Paese che vai succhiotti che trovi.

Personalmente apprezzo il tentativo nostrano di mostrare la normalità di un amore o di non dare al pubblico neppure una scena di sesso. Si lo so… il sesso is fun. Ce piace. Quanto ce piace. Però infondo, va bene cosi, il sesso non avrebbe aggiunto nulla al film. Apprezzo quindi lo sforzo cercando di non essere pretestuosamente distruttiva.

Concludo questa lunga dissertazione scardinando il tema della normalità/ anormalità  dibattuto nel film “io e lei”.  Purtroppo il film rappresenta tutte quelle pippe mentali assolutamente reali e presenti in qualsiasi persona abbia paura di essere giudicata a causa del proprio orientamento sessuale.

Interessante per questo il ruolo dell’ex marito della protagonista  e il suo “non sentire la competizione nei confronti della compagna dell’ex moglie  perché tanto è una donna “. Assieme alla Ferilli, l’ex marito è uno dei personaggi meglio caratterizzati di un film che ripeto: non è un capolavoro ma solo un primo passo.

Non siamo in Canada, questo è sicuro. Ma auspico  che un giorno possa essere prodotto anche nelle nostre sale cinematografiche un capolavoro dove l’essere gay, sia rappresentato alla stregua di una scelta banale come decidere se bere dell’acqua frizzante o naturale. Che magari così non è e non sarà ancora per tanto tempo, ma infondo un film non deve per forza rappresentare la realtà nuda e cruda ma anche quello che la realtà potrebbe offrire.

Quello che la società dovrebbe essere per potersi definire  civile, vivibile e amabile.

Una società dove la parola coming out ha senso solo in un torneo di nascondino.

hqdefault

Lascia un commento